martedì 10 gennaio 2012

Le regole della felicità

di 

felicità.jpg
Parlare di felicità è di gran moda, e il gioco dell'estate sono gli elenchi "felici". Da Francesco Piccolo, che col suo godibilissimo "Momenti di trascurabile felicità" ha avuto l'idea di scovare e descrivere le piccole felicità nascoste nel quotidiano, a Roberto Saviano che propone di elencare le dieci cose per cui vale la pena vivere (alcuni degli elenchi sono commoventi).
Si è riallacciato a questo gioco lo psichiatra mediatico (nel senso che è famoso in tv e sulle riviste) Raffaele Morelli, che da bravo medico della mente non si limita a fare il suo decalogo ma propone invece dieci regole di felicità (su Donna Moderna del 13 aprile scorso).
Ero parecchio prevenuta - insegnare la felicità mi pareva un ennesimo esercizio di ego da parte di questi personaggi di mezza età occhialuti e capelluti  -  e invece sono rimasta colpita. Alcuni punti:
  • Non rimproverarsi mai. Imparare a non fare autocriticae a restare indifferenti agli altri (basta pensare al disagio che in passato ci ha creato la disapprovazione altrui).
  • Niente bilanci o esami di coscienza: stancano l'anima e non ci fanno sentire all'altezza.
  • Non pensare: se resti in silenzio per qualche minuto prima o poi la gioia arriva.
Ma come? Ci hanno sempre insegnato ad essere bravi, a fare bene ed essere ben consapevoli dei nostri sbagli.
Sembra da irresponsabili eppure, a pensarci bene, i bilanci fatti a posteriori sono molto più utili a generare sensi di colpa - nei quali perlatro le donne sono bravissime, come conclude anche la mia collega Silvia De Marco sul suo blog - che a farci fare meglio in futuro.
Meglio dunque essere "presenti" al presente. E il passato lasciamolo stare.
(L'immagine è presa da Flickr)

Nessun commento:

Posta un commento