domenica 17 aprile 2011

Coccole per piedi stanchi

FONTE: http://www.style.it


Con l’arrivo dell’estate i piedi tornano in primo piano. Parola d’ordine: mai trascurarli. Dedica loro un plus di coccole con trattamenti ad hoc, massaggi, pediluvi specifici e tutti i prodotti beauty per renderli seducenti e privi di ogni difett
di Maria Maccari

1 Un pediluvio rilassante

2 Automassaggio relax

3 Per il partner

4 Il trattamento beauty

5 Lo shopping

giovedì 14 aprile 2011

Casting Elena Mirò: appuntamento al 16 aprile per la finale

FONTE: http://www.vivobenedonna.com/



Finalmente ci siamo: dopo  la prima fase, svoltasi esclusivamente on line, sabato 16 aprile si concluderà   il primo Casting Internazionale per le taglie over 44  organizzato dall’agenzia Ciao Magre per conto del brand  Elena Mirò.
Il casting, destinato a tutte le curvy,  ha permesso di  selezionare un centinaio di aspiranti modelle che si dovranno presentare  sabato 16 Aprile dalle 10 alle 18 presso lo Show Room Elena Mirò  di Via Burlamacchi 4 per la finale, che prevede anche uno shooting fotografico con modelli della maison indossati dalle concorrenti.
Ciao Magre è l’unica agenzia in Italia specializzata in modelle oltre la taglia 46 e si rivolge a tutte le donne che sognano di proporsi nel mondo della moda, della fotografia e della pubblicità.
Nata nel 1998, ha sempre rappresentato per le aspiranti modelle tonde il principale strumento per l’invio di materiale fotografico.
Vanta di un archivio contenente più di 10.000 cv e oltre 120 modelle impegnate con le principali aziende specializzate in taglie curvy, ma anche con le più autorevoli testate di moda femminile e nelle trasmissioni di reti Mediaset e Rai.
Le ragazze scelte grazie al casting diventeranno i nuovi volti, le nuove modelle per i servizi fotografici, sfilate, eventi di Elena Mirò, e per altri 4 marchi aziendali specializzati nelle taglie morbide.
E allora…un grande in bocca al lupo a tutte le curvy che parteciperanno!!!!

Regali per nascita originali, l’improntino

Improntino, scegli un'idea regalo per neonato originale, perfetta per la vicina Festa della Mamma o da regalare ai parenti del piccolo appena nato.
http://www.donnaclick.it/mamma/regali-nascita-originali-l-improntino.htm

mercoledì 13 aprile 2011

sono tutta tua.... ma se pensi sia troppa...lascia perdere, non sono per te !

photo:  R.Stephens

...guardiamoci negli occhi, quando dici che ti piace la donna morbida, forse intendi che ti piacciono le tettone e il culotto...

...se così fosse sparisci perchè a me piacciono solo le persone intelligenti !


(©v)  photo:  R.Stephens

si ..ok , ho un po' di culotto... ma almeno quando mi siedo sto comoda !

sorridi anche se ti senti giù. Cerca di avere un atteggiamento positivo e guarda ai momenti neri come fossero una palestra,

che ti allena ad essere forte.

avere un po' di kg in più può creare disagio e vergogna.....

ma se accanto abbiamo una persona che ci ama davvero.... ecco che tutto passa e con un po' di buona volontà anche i kg.... ;)...
il vero segreto è AMARE SE STESSI....e davvero tutto passa e si supera !

Niente ferisce, avvelena, ammala, quanto la delusione.

Perchè la delusione è un dolore che deriva sempre da una speranza svanita, una sconfitta che nasce sempre da una fiducia tradita, cioè dal voltafaccia di qualcuno o qualcosa in cui credevamo.
E a subirla ti senti ingannato, beffato, umiliatato. La vittima di un'ingiustizia che non t'aspettavi, di un fallimento che non meritavi. Ti senti anche offeso, ridicolo, sicchè a volte cerchi la vendetta.
Scelta che può dare un pò di sollievo, ammettiamolo, ma che di rado s'accompagna alla gioia e che spesso costa più del perdono.
ORIANA FALLACI

Questa primavera non mi metto a dieta


Il «gran rifiuto» alla magrezza e l'umiliazione della vocina metallica all'ingresso della banca

(FONTE: http://www.corriere.it/)
Non è un segreto, semmai un rimedio. Vestirsi a strati, in inverno, consente di nascondere quelle eccedenze che un maglione blu, ad esempio, maschera benissimo. Il sistema è antico e consiste nell'applicare la vecchia regola che recita così: «lo scuro sfina». Chi combatte da sempre con qualche chilo di troppo, non indulge al chiaro: una giacca beige, sia pure d'estate, oltre a «fare cameriere», trasforma in una specie di cremino ambulante, con le gambe simili a uno stecco di legno sul quale poi esplode il gelato. Cioè la pancia.

La pancia. Spesso si ricorre alla sapienza orientale per consolarci dalle afflizioni alle quali ci costringe una società che ha scelto la strada della perfezione e condanna chi ha qualche difettuccio estetico a sentirsi parte del girone dei dannati, oltre che degli afflitti dai sensi di colpa. Ma uomini, coraggio. Perché mentre le donne sono più sensibili all'argomento linea e cedono con disperata facilità ai comandamenti dell'apparire, l'orgoglioso popolo maschile può vantare, come straordinario rimedio, l'antico adagio cinese sul quale si fonda la decisione di resistere alla tentazione di scolpire gli addominali per farli somigliare al guscio di una tartaruga: «Un uomo senza pancia - dicono i saggi con gli occhi a mandorla - è come un cielo senza stelle».

Capaci di vivere in pace con il cielo e con la cintura di gravità, con quei chili che ci tengono ben incollati ai piaceri terreni, ai sapori pericolosi, a quei cibi che fanno danzare le papille gustative e subito dopo schizzare in alto trigliceridi, glicemia e colesterolo. Anche noi uomini «siamo così», inclini alle tentazioni, quando si tratta del genere alimentare.
E allora, alla primavera che avanza e a chi prepara la dieta punti, a zona, dei colori o del minestrone o di quello che vi pare, opporremo un gran rifiuto masticando gnocchi e fritti. Certo, tutto questo ha delle conseguenze. Come quelle capitate a chi scrive, per un attimo prigioniero di pensieri malvagi, oltre che della porta blindata di una banca.

Le avevano sistemate da poco, queste mascelle in acciaio e cristallo antiproiettile che ti inghiottono con un rumore che sa di prigionia e poi decidono se e come restituirti alla libertà. Porte scorrevoli, a semicerchio, ormai familiari, alle quali ci si consegna senza timori. Pulsante verde e si entra. La porta scivola, dà il benvenuto, scorre: e blocca di nuovo ogni via di fuga. Scricchiolii sinistri, come un avviso di guai. Rumori strani, vibrazioni e poi parte la vocetta da astronauta, declinata al femminile ma con accento metallico. «Attenzione - dice - si prega di entrare uno alla volta». Ero solo, naturalmente. Non è l'umiliazione di sentirsi pesare per due - in fondo 110 chili per una corporatura robusta da ex nuotatore non sono nemmeno troppi - è che si rischia di esser considerati come un fuori misura, un animale extralarge con taglia fortissima, una di quelle attrazioni «venghino, signori, venghino che c'è l'uomo cannone». In un mondo che tende alle forme da grissino, chi è lievitato più della media è subito visto come un bisonte. Condannato dagli sguardi e dai pensieri di vita breve, di chi immagina il futuro senza dopodomani dell'obeso: morirà giovane, stroncato da un ictus o da un infarto. Aritiè. Certo, cambiare si può. Tra poco esploderanno sulle pagine dei magazine e anche dei quotidiani tutti i rimedi ipocalorici, le storie personali di successi incredibili: «Così ho demolito la mia pancia: puoi farlo anche tu». Ma c'è chi da sempre si schiera con il Gran Rifiuto. Dietro un piatto di spaghetti c'è una scelta di vita, c'è la voglia di affrontare ogni giorno con un sorriso piuttosto che con un sospiro. Anche per questo la dieta è l'inizio di una malattia, porta alla perdita del peso ma pure del buon umore, conduce a una tristezza infinita, scatena facili accessi d'ira, suscettibilità. Non si ride più, si ghigna. Perché il buon cibo è come l'ossigeno, per chi ama mangiare. E la dieta è l'altitudine, dove non si riesce a respirare.

Non siamo sempre compresi. Abbiamo schiere di detrattori che ci criticano: «Ma non ti vergogni? Un po' di amor proprio, con quella pancia? E poi l'estate, sempre sudato...». Abbiamo mogli perfide e maligne capaci di dire in pubblico: «L'ho sposato 30 chili fa». Abbiamo sarti carissimi ai quali i soldi non bastano, vorrebbero anche una soddisfazione professionale: «Dotto', comunque sembra un sacco, ma perché non se prende bell'e fatta una taglia 62? Spende la metà e je sta uguale». Abbiamo l'ironia stupida degli animatori dei villaggi vacanza in giro per il mondo: «Vuole il kajak? Se riesce ad entrarci...». Ma sai che c'è? Un bel motoscafo si trova sempre. E c'è pure il pozzetto di poppa, col tendalino per fare merenda al fresco.
Corrado Ruggeri
26 marzo 2011

Italiani sempre più pigri e grassi

di Filippo Ongaro
FONTE: http://www.informasalus.it/



E’ stato da poco pubblicato il  Rapporto Osservasalute 2010 sullo stato di salute e qualità dell’assistenza nelle regioni italiane. Il quadro che ne emerge è poco rassicurante.

In Italia in base ai dati raccolti risulta che più di 1/3 della popolazione adulta (35.5%) è in sovrappeso e 1 persona su 10 è obesa. In totale il 45.5% della popolazione tra i 18 e 69 anni si trova in una condizione di eccesso ponderale. Si ossera poi un importante gradiente Nord-Sud: le regioni meriodionali presentano la prevalenza più elevata di persone in sovrappeso rispetto a quelle settentrionali. Negli ultimi 8 anni la percentuale di persone adulte in sovrappeso è costantemente aumentata. Ancora più preoccupante è la prevalenza di sovrappeso e obesità infantile. In questo studio i risultati indicano che il 23% dei bambini tra i 7 e i 10 è in sovrappeso e l’11.1% obeso.

A tutto questo si va ad aggiungere una forte tendenza all’invecchiamanto della popolazione a cui si accompagna un decadimento della salute.

Pensate che ogni anno in Italia circa 50.000 decessi sono da attribuire all’obesità. Le conseguenze metaboliche del sovrappeso sono tanto più gravi quanti più anni in sovrappeso vive il soggetto. Questo ci dice che i bambini grassi avranno quasi certamente gravi conseguenze sulla loro salute in età adulta. Già da piccoli spesso questi bambini presentano problemi respiratori, dolori articolari, difficoltà gastrointestinali e un impatto negativo sulla sfera psicologica e caratteriale. Negli anni poi tutto questo aumenterà di molto il loro rischio di diabete, infarto, ictus e perfino di cancro. In questo senso è essenziale sensibilizzare i genitori ed educarli ad una nuova gestione dell’alimentazione familiare e dello stile di vita proprio e dei propri figli.

Un altro dato drammatico che emerge dal rapporto salute è che la pratica sportiva regolare interessa meno del 31.1% della popolazione. In pratica 4 italiani su 10 sono completamente sedentari. E questo non è un problema solo italiano. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima infatti che i livelli di attività fisica siano in calo in tutto il mondo, soprattutto tra i giovani. In Italia solo 1 bambino su 10 fa attività fisica in modo adeguato per la sua età e 1 bambino su 2 guarda la televisione o gioca con i videogiochi per più di 3 ore al giorno.

Ma non eravamo il paese della dieta mediterranea? La nostra cultura alimentare non doveva essere per definizione una protezione dagli eccessi di un’alimentazione industrializzata? Non ci hanno sempre detto, esperti e dietologi inclusi, che una dieta variata e bilanciata è tutto ciò di cui abbiamo bisogno?

Il quadro ahimè è molto diverso.  Innanzitutto la dieta mediterranea descritta come protettiva e salutare da molti studi scientifici non è quella che segue oggi la maggior parte degli italiani. Essa infatti si basa su molte verdure e frutta di stagione, pesce pescato, noci, semi, legumi, olio d’oliva e carboidrati integrali. Cosi si mangia semmai in Grecia e in Turchia ma non in Italia. Da noi di buono è rimasto solo l’olio d’oliva. Poi gli italiani hanno progressivamente aumentato l’introito di carboidrati raffinati come pane, pizza, pasta, riso, prendendo in considerazione raramente le assai più salutari versioni integrali. Inoltre si fa sempre più uso di formaggi e derivati del latte che finiscono con il sostituire le verdure e i legumi. E poi i dolci, lo zucchero nel caffè, la marmellata la mattina e molti altri piccoli vizi che se sommati diventano un problema.


Da tempo dico che le regole per riprendere ad alimentarsi sono semplici:
1) Ridurre il carico glicemico evitando zuccheri e dolci e sostituendo i carboidrati raffinati (pane, pasta e riso) con le versioni integrali.
2) Ridurre un po’ l’introito di carboidrati complessi a favore di verdure e proteine (pesce pescato, carne di buona provenienza, uova, legumi)
3) Ridurre  latte e derivati
4) Assumere liberamente  olio di oliva e aggiungere degli omega 3
5) Assumere un multivitaminico
6) Fare attenzione alla provenienza, lavorazione e conservazione degli alimenti

lunedì 11 aprile 2011

Trucchi per gli occhi


Serve a contornare e donare uno sguardo più intenso.
Si applica tracciando una linea continua sopra la palpebra, che viene poi sfumata con unombretto, è fondamentale che la linea sia dritta e precisa.
Non utilizzare l'eye-liner se hai l'arcata delle sopracciglia cadente o se le palpebre non sono più perfettamente liscie!
Come scegliere tra un tratto marcato e un tratto sottile?
Dipende dal gusto personale, ma soprattutto dalla forma dell'occhio.
Quando è piccolo, meglio optare per un tratto sottile. I tratti più marcati invece vanno scelti per chi ha occhi molto grandi e vanno riservati in ogni modo al trucco da sera.


Kajal e khol 

Il kajal è un cosmetico in pasta che viene applicato sulle palpebre; il khol è invece in polvere e prodotto da pigmenti naturali, mescolati con talco.
Kajal e khol rendono lo sguardo più attraente e affascinante.


Il kajal è stato utilizzato fin dall'antichità; donne e uomini egizi, infatti, amavano utilizzarlo in modo molto accentuato nel trucco degli occhi.

Matita
Le matite per gli occhi sono fondamentali per il trucco: l'effetto che l'uso della matita deve avere è quello di delineare e vivacizzare sopracciglia e interno occhi:

per il trucco delle palpebre, ti consigliamo di scegliere una matita con mina non eccessivamente morbida. I colori più utilizzati per il contorno occhi sono il nero, il marrone, il verde e il blu. Si devono tracciare dei segni molto vicini alle ciglia e sfumarli poi con un pennello di martora.


per le sopracciglia scegli una matita mediamente dura. Il colore consigliato è lo stesso delle sopracciglia. Per usare la matita in modo corretto traccia brevi segni simili a quelli naturali dei peli.


Mascara

Il mascara è il cosmetico che serve per colorare le ciglia ed accentuare la loro naturale forma arcuata.
Quello più usato è il tipo liquido denso che viene venduto in pratici contenitori già completi di dosatore e spatolina.
Applica sempre il mascara partendo dalla radice e prestando attenzione che non si formino grumi. Per evitare che la palpebra superiore si possa macchiare, sollevala leggermente.
Dopo aver terminato l'operazione, pettina le ciglia con l'apposito spazzolino per separarle perfettamente.


Il colore più utilizzato è il nero, ma per le pelli chiare ti consigliamo il marrone.
I colori più chiari dal glicine al bianco servono a ritoccare le punte delle ciglia, dopo aver applicato il mascara nero, il blu invece enfatizza un trucco dai colori freddi.


Ombretto

L'ombretto viene utilizzato per colorare le palpebre, aumentandone profondità e volume. Dona agli occhi una maggiore luminosità e li fa apparire più grandi.
Gli ombretti in commercio sono composti da cipria, una piccola percentuale d'acqua, essenze naturali e coloranti.
Per truccare i tuoi occhi in modo perfetto, prima traccia una linea sottile sulla palpebre con la matita, sfumala leggermente e infine applica l'ombretto, utilizzando lo sfumino.

Esistono in commercio diversi tipi d'ombretto:

opachi

adatti per qualsiasi tipo di trucco.

madreperlati 

indicati solo se la pelle è priva d'inestetismi, poiché il loro effetto tende ad evidenziare le imperfezioni.

satinati

adatti per ravvivare la tonalità naturale della pelle.


Per le più giovani, sono indicati ombretti di colori pastello come l'azzurro, il lilla e il pistacchio, mentre colori come il rosa e l'albicocca donano a qualsiasi età, soprattutto su pelli abbronzate.
Ti consigliamo, se hai una pelle chiara, di evitare il giallo!


(fonte: bellezza.it)

Professionisti della dieta


Il nutrizionista e il biologo della nutrizione

Il termine nutrizionista sta a indicare un generico operatore nel campo della nutrizione. In Italia non esiste nessuna precisa indicazione di legge per la generica figura del nutrizionista, un recente parere del Consiglio Superiore di Sanità definisce nutrizionista "lo specialista dell'alimentazione umana di diversa estrazione professionale medica e/o non medica (biologo, agronomo, farmacista, veterinario, ecc)".
Ben diverso è il discorso se al termine nutrizionista aggiungiamo la parola "biologo". Infatti la figura delbiologo nutrizionista, sebbene poco conosciuta, è riconosciuta a livello legislativo ed è molto importante perché, come vedremo, questo professionista è, sulla carta, l'unico (oltre al medico) che può prescrivere diete in modo autonomo, senza cioè la prescrizione di un medico.

Chi è il biologo nutrizionista?

Il biologo nutrizionista è un laureato in biologia (4 anni con il vecchio ordinamento, o 3 + 2 con la nuova riforma). Può, ma non è obbligato a conseguire la specializzazione in Scienze dell'Alimentazione che comunque, oltre ad arricchirlo culturalmente, gli permetterebbe di partecipare ai concorsi per cariche dirigenziali nella sanità pubblica (ad esempio dei SIAN, cioè del Servizio di Igiene e Alimenti).
C'è molta confusione in merito al ruolo del Biologo Nutrizionista e l'opinione comune è quella che laprescrizione di una dieta sia un atto medico e che quindi tale atto possa essere svolto autonomamente solo da questa figura.
In realtà, l'art. 3 della legge 24.5.1967, n. 396 afferma testualmente che formano oggetto della professione di biologo le attività di "valutazione dei bisogni nutritivi ed energetici dell'uomo. Tali diete possono essere rivolte a tutta l'utenza sia in condizioni fisiologiche che patologiche".
Occorre sottolineare che un dietista o un farmacista non possono prescivere diete mentre un biologo nutrizionista iscritto all'albo lo può fare ed è l'unica figura professionale che può farlo oltre al medico.
Il 17 luglio 2003, dato l'aumento di prescrizioni dietetiche da parte di figure non competenti e non autorizzate, il Ministero della Salute ha risposto testualmente: "L'attività di prescrizione delle diete, infatti, è riservata in Italia alla professione di medico e di biologo e non a quella del farmacista".
Inoltre, grazie al Decreto 1/8/2005 del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Scientifica le scuole di specializzazione con percorso formativo che consente l'acquisizione di conoscenze teoriche scientifiche e professionali per la valutazione dello stato di nutrizione e dei bisogni nutritivi dell'uomo sono aperte tanto ai laureati in Medicina e Chirurgia, quanto ai laureati in Biologia. Possiamo quindi dire che il Biologo Nutrizionista rappresenta l'unico professionista per cui esista una norma giuridica che gli riconosce le competenze necessarie a valutare i fabbisogni nutrizionali e a prescrivere diete conseguenti alla valutazione senza il bisogno dell'approvazione del medico.
Condizione necessaria per l'operare di un Biologo Nutrizionista è però l'iscrizione all'ordine nazionale dei biologi tramite il pagamento di una quota che va poi rinnovata ogni anno.
Fino a prima dell'istituzione delle lauree triennali, il biologo nutrizionista era semplicemente un laureato in biologia iscritto all'albo.
Oggi, con l'istituzione di molti corsi di laurea le cose non sono cambiate ma bisogna fare attenzione perché sono di fatto nate figure professionali diverse nell'ambito della biologia. Per esempio un laureato in biologia della nutrizione, laurea triennale presente in diverse facoltà italiane (per esempio quella di Camerino), non essendo biologo a tutti gli effetti (è "biologo junior") e quindi non potendosi iscrivere all'albo, non può prescrivere diete se non con il consenso di un medico. In parole povere, un biologo della nutrizione è diverso da un biologo nutrizionista, è di fatto equiparabile a un farmacista o a un dietista dal punto di vista legislativo.


Il dietista

Il dietista è un operatore sanitario individuato dal Decreto del Ministero della Sanità del 14 settembre 94, in possesso della laurea triennale L/SNT/3, che rientra nella Classe delle lauree in PROFESSIONI SANITARIE TECNICHE.
Questa classe è divisa in due aree, una tecnico-diagnostica e un'altra tecnico-assistenziale. La figura del dietista rientra in quest'ultima area.
In Italia le università con questa laurea triennale, appartenente alla facoltà di Medicina e Chirurgia, sono presenti in molte città: BARI, BOLOGNA, BRESCIA, CATANIA, CATANZARO "MAGNA GRECIA", CHIETI-PESCARA FERRARA, FIRENZE ,FOGGIA,GENOVA,L'AQUILA,MESSINA,MILANO,MILANO CATTOLICA, ROMA, MODENA-REGGIO EMILIA, NAPOLI , PADOVA, PALERMO, PAVIA, PISA, ROMA SAPIENZA, ROMA TOR VERGATA, SIENA, TORINO.

Qual è il compito del dietista?

Il dietista svolge la sua attività nel settore pubblico o privato, (nelle mense ospedaliere o scolastiche) offre le sue competenze per individui sani o malati, per singoli o comunità.
Il dietista elabora, formula ed attua le diete prescritte dal medico e ne controlla l'accettabilità da parte del paziente. Gli interessi del dietista non riguardano solo l'elaborazione delle diete, ma si estendono al controllo dell'igiene degli alimenti, all'educazione alimentare, alla ricerca scientifica, alla collaborazione con le industrie del settore alimentare, alla coordinazione di attività relative all'alimentazione nonché, all'insegnamento universitario delle scienze e tecniche dietetiche applicate, materia di studio del corso di laurea in dietistica, e del tirocinio triennale in qualità di tutor.
Il dietista può lavorare come libero professionista, ma non può svolgere la sua professione svincolato da una prescrizione medica, a meno che dopo la laurea triennale non prosegua i suoi studi con la Laurea Specialistica in Scienze della nutrizione (presente a Firenze o Perugia) e si iscriva all'Ordine nazionale dei biologi, dopo il superamento dell'esame di stato, diventando dunque biologo nutrizionista.
Al contrario di medici e biologi i dietisti non hanno un albo ma un'associazione a cui iscriversi (ANDID, Associazione Nazionale Dietisti Italiani).

La diatriba tra dietisti e biologi nutrizionisti

I dietisti contestano ai biologi il fatto di poter prescrivere diete senza l'autorizzazione del medico (cosa che un dietista non può fare), anche se di fatto un biologo potrebbe (e in genere è proprio così) non aver nessun tipo di competenza nel campo della nutrizione visto che qualunque soggetto iscritto all'albo può svolgere la professione di biologo nutrizionista.
Un recente parere del Consiglio Superiore di Sanità sulle competenze del biologo in materia di nutrizione specifica che il biologo può prescrivere in autonomia diete finalizzate al miglioramento del "benessere" del soggetto, escludendo i casi in cui è presente una patologia, che deve essere preventivamente diagnosticata dal medico. In parole povere, se la dieta viene prescritta a un soggetto malato, il biologo, come il dietista, può prescrivere la dieta ma solo dopo avere ricevuto la diagnosi del medico.
Inoltre, il Consiglio Superiore di Sanità ritiene preferibile (non obbligatorio dunque) che il biologo che opera privatamente nel campo della nutrizione abbia seguito il diploma di Specializzazione in Scienza dell'Alimentazione.

Le proteste dei dietisti sulla carta sono condivisibili, tuttavia ritengo che queste diatribe siano abbastanza sterili, prima di tutto perché il dietista che desidera operare in proprio può semplicemente fare altri due anni di università (ottenendo la Laurea Specialistica in Scienze della nutrizione) diventando biologo nutrizionista.Sulla carta, un biologo nutrizionista potrebbe aprire uno studio e lavorare come libero professionista prescrivendo diete per dimagrire o per qualunque altro problema medico, cosa che il dietista non può fare. Questo solo in teoria, perché in Italia esistono tantissimi esempi di farmacisti, dietisti, personal trainer o addirittura estetisti che prescrivono diete per dimagrire e spesso hanno anche il diritto di farlo perché una dieta, per essere definita tale, deve soddisfare precise indicazioni abbastanza semplici da aggirare per non incorrere nel reato di abuso della professione di biologo nutrizionista (ne parleremo nel dettaglio in un prossimo articolo).
Alla base di tutto c'è la presunzione che la formazione universitaria sia sufficiente per operare nel mondo professionale. Un buon nutrizionista non viene di certo formato dall'università, che deve fornire le basi teoriche, poi l'esperienza si fa sul campo e con l'approfondimento individuale. Dunque, un biologo nutrizionista appassionato potrebbe non aver fatto nemmeno un esame relativo alla nutrizione ma avere una preparazione migliore di un dietista, perché ha studiato da solo o si è formato sul campo affiancando per esempio un dietologo o un'altro nutrizionista con più esperienza.
In un campo così multidisciplinare come quello della nutrizione, soprattutto quando si parla di dimagrimento, la bravura del soggetto e la sua capacità di mettere in pratica le nozioni apprese con lo studio è di certo più importante della sua formazione universitaria.


Il dietologo

Il dietologo è un medico che, dopo essersi laureato in Medicina e Chirurgia (classe LM-41), si è abilitato ed ha intrapreso la specializzazione quinquennale in Scienze dell'Alimentazione, scuola questa, che può essere frequentata anche dal biologo, il quale però, a differenza del medico, non riceve una borsa di studio mensile.
Sia il medico che il biologo possono accedere alla scuola di specializzazione dopo il superamento di un concorso, diverso per le due categorie.
Sia il dietologo che il biologo nutrizionista possonoprescrivere diete autonomamente, la differenza sta nel fatto che il dietologo, essendo medico, può anche fare diagnosi e prescrivere farmaci (ipoglicemizzanti orali per il paziente diabetico, antiipertensivi per quello iperteso, le statine per il paziente che non controlla il Colesterolo…), mentre il biologo (ma anche il dietista o il farmacista) può solamente consigliare l'assunzione di sostanze che non sono farmaci (per esempio integratori).
Il dietologo può svolgere la sua professione come libero professionista o come dipendente ospedalieroall'interno del servizio di Dietetica e Nutrizione Clinica.

L'importanza del dietologo

In Italia il sovrappeso non è considerato una patologia e non esistono di fatto farmaci che vale la pena utilizzare per combattere l'eccesso di peso non patologico, dunque non è indispensabile essere dietologo (quindo medico) per fornire indicazioni alimentari a coloro che vogliono dimagrire, ma che non sono obesi (l'obesità è una vera e propria patologia).
Certamente il dietologo ha più competenze, in media, del dietista e del biologo nutrizionista, soprattutto per quanto riguarda il campo della medicina. Tuttavia per far dimagrire le persone occorrono doti molto particolari e multidisciplinari. Se consideriamo che il 90% dei soggetti che seguono una dieta falliscono, riprendendo i chili persi nel giro di qualche mese, possiamo concludere che il dietologo è il tra le figure che ottiene minor risultati, nel campo medico, e questo sicuramente non fa onore alla categoria.
L'approccio classico del dietologo, quello della prescrizione di una dieta con grammature, è fallimentare ed è ormai chiaro che occorre un approccio diverso che alcuni professionisti (dietologi e non) stanno adottando ma sono ancora la minoranza. Tale approccio prevede di convincere il soggetto a cambiare vita, aumentando l'attività fisica e soprattutto educandolo a mangiare diversamente, rendendolo responsabile del cambiamento. Il dietologo, in quanto medico, è spesso convinto di poter "curare" il soggetto in sovrappeso come se l'eccesso di peso fosse una normale patologia, al contrario, invece, il soggetto deve imparare a curarsi da solo, il dietologo dovrebbe semplicemente guidarlo in questo percorso di cambiamento.

Diverso è il caso in cui la prescrizione dietetica sia legata a una specifica patologia, come il diabete, l'ipertensione, la sindrome metabolica, la gotta, ecc. In questi casi è fondamentale la figura del dietologo, che ha la possibilità, oltre che di diagnosticare la patologia in atto, di integrare la dieta con opportune prescrizioni di farmaci.

(FONTE: http://www.cibo360.it/)

Capillari-I capillari (teleangectasie) sono dovuti alla formazione di un reticolo di sottili vasi negli strati superficiali della pelle.


Cause
Le cause della formazione di capillari possono essere molteplici: fattori ormonali, ereditarietà, affaticamento, scarsa attività fisica, ritenzione idrica, problemi a livello del microcircolo, gravidanze ecc.
L’insufficienza del circolo venoso determina un rallentamento del flusso sanguigno che comporta il ristagno del sangue nella parte inferiore delle gambe. A causa di tale rallentamento, poi, è ridotto l’apporto di ossigeno e di sostanze nutritive alle pareti del vaso venoso.
L’insufficienza venosa è un disturbo piuttosto comune, può restare asintomatico per lungo tempo ma, una volta consolidatasi, questa patologia diventa abbastanza seria e difficilmente risolvibile.
È quindi importante riuscire ad individuare i piccoli segnali che l’organismo manda allo stadio iniziale della malattia, quali gambe gonfiestanche o pesanti, dolori obruciori al polpacciocrampi notturni agli arti inferiori e l’aumento dei dolori vicino a fonti di calore.
Valutazione
È molto importante valutare se tali capillari sono secondari ad un danno vascolare profondo. In questo caso prima di qualunque trattamento è indispensabile risolvere quest'ultimo con appropriati interventi di microchirurgia vascolare; a tale scopo è spesso utile effettuare un ecodoppler degli arti inferiori al fine di escludere eventualipatologie del sistema circolatorio profondo.
Rimedi
Esclusa tale evenienza, le teleangectasie sono migliorabili mediante microiniezioni di sostanze sclerosanti (scleroterapia). Il trattamento viene anche eseguito attraverso la laserterapia laserterapia: la moderna tecnologia ha prodotto, infatti, laser sempre più precisi e selettivi in grado di affrontare il problema senza far danno e conseguendo brillanti risultati in tempi rapidissimi. Laser a diodo, neodymioyag, rubino e Alessandrite sono i laser più utilizzati. Spesso è utile ricorrere ad una tecnica definita "mista" che vede l'impiego tanto di laser quanto di scleroterapia.
Risultati
Purtroppo l'eliminazione completa dei capillari non è facile e neppure sempre definitiva, in quanto le recidive sono abbastanza frequenti. Occorre inoltre che le metodiche terapeutiche siano utilizzate da medici esperti in quanto non prive di effetti collaterali.


(FONTE: http://www.bellezza.it/)

Esposizione al sole quali sono gli atteggiamenti degli italiani verso il sole?


L'esposizione al sole oggi più che mai è un argomento davvero molto importante. A maggior ragione, a fronte dei cambiamenti che stanno impattando sul nostro pianeta, diventa fondamentale essere ben informati su tematiche rilevanti quali la fotoesposizione.
È con questo spirito che Eau Thermale Avène, in collaborazione con Eurisko, ha rinnovato il proprio impegno nel portare avanti il suo progetto informativo ed educativo chiamato "Benvenuto Sole".
"Benvenuto Sole" è il progetto di sensibilizzazione ad una corretta fotoesposizione che viene portato avanti da 10 anni e ci permette quindi di capire come siano cambiati gli atteggiamenti degli italiani nei confronti dell'esposizione ai raggi solari.
I risultati di questo progetto sono stati esposti dalla dott.ssa Isabella Cecchini, direttore del dipartimento salute di Gfk Eurisko e dal prof.Giuseppe Monfrecola, Ordinario di Dermatologia all'Università degli Studi di Napoli "Federico II".
Il campione coinvolto nella ricerca è stato di 1.200 individui della popolazione italiana dai 14 anni in su. Due sottogruppi sono stati oggetto di particolare attenzione in fase di analisi dei risultati: le madri di figli di età inferiore ai 14 anni ed i lavoratori all’aperto.
Per quanto riguarda la fotoesposizione volontaria, è emerso che il sole è un piacere per 2 italiani su 3, in quanto è fonte di un benessere fisico e psicologico. Per 9 italiani su 10 è fondamentale proteggersi dal sole e cresce anche la consapevolezza sulle ripercussioni negative del sole (melanomi, eritemi, nei...). Ricordiamo comunque che nella realtà il melanoma non è il caso più comune, quindi riteniamo sarebbe necessario focalizzarsi su una informazione più ampia nelle campagne di sensibilizzazione. È da notare inoltre che c'è una scarsa autopercezione circa il rischio delle conseguenze negative del sole (che si esplicita nella classica frase "il sole fa male, ma non a me").
Oggi rispetto al passato si fa un maggiore uso di prodotti protettivi e cambia la concezione del fattore di protezione. Oggi infatti il fattore di protezione basso corrisponde a 14, quello medio a 19 e quello alto a 40. È ormai diffusa la consapevolezza che la protezione solare non impedisce l'abbronzatura.
Per quanto riguarda la fotoesposizione involontaria (cioè il sole che prendiamo passeggiando o giocando all'aria aperta), rimane fortemente limitata la consapevolezza del rischio associato all’esposizione in queste situazioni. In queste situazioni, infatti, si usano raramente i prodotti protettivi. Ciò è confermato dal fatto che l’uso del fattore protettivo in città è assai inferiore rispetto allo stesso uso nei luoghi di villeggiatura. Sebbene a livello teorico si registri una buona consapevolezza della pericolosità del sole primaverile, solo una minoranza di chi ha occasione di esposizione in questa stagione ricorre a prodotti protettivi.
È ancora molto diffusa l'abitudine di sottovalutare il danno provocato dal sole finché non c'è l'arrossamento della pelle.
Le fonti di informazioni più rilevanti sono televisione, riviste e internet. Anche la farmacia ed il dermatologo stanno diventando importanti fonti e ciò testimonia il fatto che le persone oggi ricercano una informazione esperta e qualificata.
In conclusione: nel decennio trascorso dalla prima ricerca dedicata agli italiani al sole, molto è migliorato, sia in termini di conoscenze che di comportamenti preventivi, ma molto ancora resta da fare. Rimane elevato il bisogno di informazione sulla protezione solare, poichè i rischi associati allafotoesposizione sono ancora troppo sottovalutati e considerati poco rilevanti per la salute. C’è un forte bisogno di educazione alla salute per favorire soprattutto la protezione solare nei luoghi della quotidianità e per i lavoratori all’aperto.
Per ulteriori informazioni visita il sito www.benvenutosole.it
(FONTE: http://www.bellezza.it/)

Per dimagrire non bisogna saltare i pasti


Dopo le abbuffate  molti avranno la tentazione di saltare i pasti per cercare di perdere gli eventuali chili in più: si tratta di un gesto da evitare.
A questo proposito Pietro Migliaccio, docente di scienza dell’alimentazione all’università Sapienza di Roma spiega
anche se la maggioranza degli italiani in questi giorni ha messo su mediamente dai 2 ai 4 chili, è importante non farsi prendere dalla smania di far crollare in un baleno l’ago della bilancia. Lediete rigide, i digiuni e i salti di pasto sono infatti controproducenti. E inutili. In breve tempo si riprendono tutti i chili di troppo. Con gli interessi.
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Il salto del pasto nuoce e non favorisce il dimagrimento. Si rischia l’effetto “rimbalzo”. Quello che bisogna fare è invece seguire una dieta di tipo mediterraneo, ipocalorica ed equilibrata. L’ideale è una prima colazione a base di latte o the, con 40 grammi di pane o fette biscottate. Carne bianche, e soprattutto pesce, a pranzo e cena. Accompagnate da molta verdura, condita però con poco olio.
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Questi giorni possono rappresentare l’occasione giusta per lasciarsi alle spalle le cattive abitudini e sposare uno stile di vita corretto, all’insegna del mangiar sano e dell’attività fisica. Non si devono fare sforzi eccessivi l’ideale è 30-40 minuti al giorno di corsetta leggera. Poco più veloce di una camminata

(FONTE: http://fitnessblog.girlpower.it/)

Mettiti al lavoro

Quanto conta l'immagine? Tanto, specialmente per una neo-assunta! Per essere credibile sul lavoro, non conta solo come ti vesti, ma anche come ti esprimi e reagisci alle critiche. Rimboccati le maniche e preparati a una piccola rivoluzione!



Il modo più rapido per sentirti una professionista è di sembrarlo. Questo significa eliminare tutto ciò che indossavi  di solito a lezione o quando uscivi la sera (jeans strappati, canottierine sexy, zainetto strausato), e aggiungere pochi pezzi da donna in carriera, tipo un orologio classico o una borsa elegante. Per ora, non lanciarti nell’acquisto di un intero guardaroba! Molte ragazze si precipitano a comprare costosi completi di sartoria e camicette di seta subito dopo aver firmato il loro primo contratto, salvo poi scoprire che le colleghe portano camicie di cotone e pantaloni sportivi. Come l’abbigliamento, anche il tuo profumo deve esprimere femminilità mixata con senso pratico e decisione. La nuova tendenza è quella del “non profumo”: note che ricordano l’odore del bucato fresco, di camicie linde e di aria primaverile.
Con i colleghi: chiacchiere sì, confidenze mai. Se sei  fortunata, i tuoi colleghi sono persone simpatiche con cui scambiare  battute e opinioni su film e libri. Ma confidare loro qualsiasi cosa  vada al di là della tua passione per i krapfen al cioccolato è  rischioso. Oggi la tizia che ha la scrivania accanto alla tua può essere  supercomprensiva quando dai sfogo alle tue lamentele sull’azienda; ma  se l’anno prossimo foste in lizza per la stessa promozione, potrebbe  avere la tentazione di divulgare le tue invettive. Il che non vuol dire  che tu debba fingere di non avere una vita privata. Va bene raccontare  che sei stata a una festa... ma non che hai ballato sul tavolo fino  all’alba.  Naturalmente, a meno che tu non sia un’automa, legherai con  qualche collega. Il che va benissimo: solo, vacci piano.
Il modo in cui ti esprimi influenza la tua immagine. Ecco tre consigli da appuntare.
  • Trasforma le domande in affermazioni. Anziché dire: «Wow, abbiamo fatto un sacco di cose durante la riunione, vero?», prova con: «È stata una riunione estremamente fruttuosa». Inoltre, di’ quello che pensi e non ciò che senti. Per esempio: «Ritengo che questa strategia sia la migliore», non «Questa strategia mi piace un sacco!». E usa nome e cognome quando ti presenti. «Salve, Roberta Rossi», è meglio di «Piacere, Robi».
  • Fai vedere ai tuoi colleghi che li hai ascoltati, citando le loro parole. Per esempio: «La settimana scorsa Giulia ha detto che dobbiamo rafforzare il nostro programma di reclutamento: ho alcune idee al riguardo».
  • Se sei in dubbio, tieni la bocca chiusa. È il momento di osservare e imparare. Non c’è niente di peggio di una nuova assunta che non capisce bene cosa succede, ma parla come se lo capisse.

(FONTE: http://www.cosmopolitan.it/)