venerdì 20 gennaio 2012

Il corpo: croce e delizia dell’anima mia


articolo di: http://www.vivobenedonna.com


È stato un anno di grande rivalutazione per le donne curvy. Ma sta cambiando davvero anche il rapporto con il nostro corpo?
Vi riproponiamo un articolo pubblicato nel 2009,  in cui il nostro psicologo analizza il ruolo fondamentale che ha l’accettazione  di sè anche dal punto di vista fisico.
Voi che ne pensate?


In un sito  dedicato a voi  donne reali  che poco avete in comune  con le immagini patinate e ritoccate al computer della pubblicità  e della televisione, mi è parso interessante parlare  del corpo. Esso ha diverse valenze sia fisico sensoriali che simboliche. E’ lo “strumento” tramite il quale ciascuno di noi entra in contatto con  il mondo fisico esterno ma, nel contempo,  è ciò che ci rappresenta e identifica nel primo contatto con le altre persone,  suscitando emozioni e reazioni diverse.
Nella relazione entrano in gioco numerosi fattori, fisici, emotivi, psicologici ma è innegabile che  nella nostra cultura improntata alla ricerca del piacere  materialistico, l’aspetto gioca un ruolo importante, forse eccessivamente importante. Proprio per questo il corpo,  sempre più spesso, diviene fonte di preoccupazioni, disagi, insicurezze.
Questo nostro corpo ha perso progressivamente la sua funzione di  “ponte relazionale” che ci unisce agli altri. Una stretta di mano, un abbraccio, un saluto dato con  un bacio sulla guancia, in passato  erano gesti dotati di significatività relazionale, si trasmetteva un’emozione, un sentimento, oggi sono  per lo più “atti convenzionali”. Il corpo, e più in generale la corporeità,  sono divenuti oggetti da esibire nell’ambito di rapporti di tipo”commerciale” dove essere attraenti diviene  un modo per sedurre (condurre a sé) l’altro  per ottenere qualcosa, non per dar vita ad  uno scambio.
La cultura dei mass media ci trasforma in  “belle immagini da vendere”. Ecco quindi il trionfo della chirurgia estetica alla ricerca di una perfezione esteriore che in natura raramente esiste, dimentichi della ricerca interiore. La parola d’ordine è:” Guarda fuori di te, guarda  il mondo esterno, non fermarti mai!” Nessuno ha più il tempo di guardarsi dentro e le nuove generazioni spesso non sanno nemmeno più che cosa voglia dire. Questo continuo non ascoltarsi diviene sordità e cecità relazionale e grande senso di solitudine.
L’essenziale è essere sempre circondati da altre persone,   sempre al centro dell’attenzione, fare parte del mucchio. La relazionalità fra gli esseri umani  si è trasformata in rapporti di tipo  esibizionistico/voyeristico dove si sollecita sistematicamente  l’attenzione, lo sguardo degli altri per sentire che si esiste, così come esistono i personaggi della televisione. Se ci pensate è lo sguardo di quei milioni di telespettatori che crea il personaggio e così, anche noi, cadiamo nel tranello: esistiamo e il nostro valore dipende da quanto gli altri ci guardano, da quanta “audience” abbiamo.
Ogni persona “non è più un corpo” in azione nel mondo fisico e relazionale, ma  “possiede  un corpo” che deve essere esibito come una bella macchina, un  gioiello, un  vestito. Questa è una distinzione importante, che trasforma il corpo da elemento di soggettività ad oggetto.
Nel profondo di noi stessi però sentiamo  il terribile e, a volte devastante, disagio di questa finzione; siamo veramente corpo e anima (psyche) in una indissolubile unione e questa oggettivazione del corpo ci espone al terrore di essere buttati via in qualsiasi momento, come un  prodotto usato.
Paradossalmente l’artificio che abbiamo creato nell’illusoria ricerca della felicità, ci si è ritorto contro esponendoci ad un costante stato di ansietà: chi è bello vive nel terrore di perdere la bellezza, chi non lo è  vive il disagio, la rabbia, l’invidia di non riuscire ad ottenerla anche se il problema “bellezza” è solo la parte evidente della questione, quella profonda è la  paura di restare da soli.
L’essere umano che  non ha sufficienti risorse sia psicologiche che affettive può  sentirsi così ai margini del mondo; pensiamo agli adolescenti, ai modelli che vengono loro imposti e alle terribili conseguenze a cui  tutto ciò può  portare.
Come provare ad  uscirne?
Sarebbe semplicistico dire che bisogna accettarsi come si è, volersi bene, non preoccuparsi dei giudizi altrui. Chi riesce a fare tutto ciò probabilmente ha già un buon rapporto con sé  stesso ed il proprio corpo, non si sente in balia dello sguardo altrui.  Può essere utile, tuttavia,  una semplice riflessione: il concetto di  bellezza è dato da una “convenzione socio-culturale”, pertanto è relativo. Voi direte:”Sì, ma io vivo qui e qui la “convenzione” impone determinati canoni”. E’ vero, ma entro certi limiti  sottostare ad una imposizione è anche una scelta personale, quindi dobbiamo valutare anche la nostra responsabilità e complicità nel gioco; inoltre la natura raramente ci crea belli, siamo tutti più o meno fisicamente imperfetti e quindi siamo in buona compagnia. Non siamo soli, e siamo la maggioranza. Allora se proprio dobbiamo fare qualche  ritocco, proviamo a ritoccare l’interno, perché se è vero che quella taglia 46 è impossibile da ridurre, dentro noi stessi abbiamo possibilità di manovra immense. L’armonia parte anche, e direi soprattutto, da lì ed è uno strumento di seduzione eccezionale, perché non ingrassa, non invecchia e anzi, con il tempo, tende a migliorare non solo noi stessi, ma anche le persone che hanno la buona sorte  di entrare in contatto con noi.
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