domenica 28 agosto 2011

Piccoli stress di una dorata quotidianità

Fra le piccole soddisfazioni di chi si affanna per trovare il proprio posto nel mondo della moda, quella delle vendite per la stampa è sicuramente una delle più preziose. Di tanto in tanto, capita che brand più (o spesso meno) prestigiosi si sbilancino nell’inviare profferte dalla dubbia segretezza, che invitano ad approfittare di riduzioni nello smercio di abiti da campionario, meraviglie della couture, residui di collezioni o, molto più semplicemente, fondi di magazzini vestiti a festa.

Con un po’ di fortuna e sguardo lungimirante, si possono trovare occasioni mica male; tutto dipende naturalmente dal budget a disposizione. Personalmente, non ritengo l’affare del secolo dover cedere un solo organo - invece di due o tre - per infilarmi in un capo ancora plasmato dal macilento corpo di una modella di sfilata; o l’accaparrarmi con sconti dell’88% dei capi fallati, splendenti nella luce riflessa di qualche manciata di strass (solitamente la metà di quella originale, prima che qualche fattorino indelicato se la portasse via con gran parte delle cuciture).

Ma diamo a Dior quello che è di Dior: a volte, fare circa un’ora di coda con il proprio oggetto del desiderio scontatissimo fra le braccia provoca estreme soddisfazioni. E proprio in quella circostanza, capita spesso che la superficialità dell’atto venga ripagata da simpatici siparietti di carattere quasi antropologico.


Scena tipo: pieno centro, showroom titolatissimo, Signora X incontra Signora Y. Solitamente sono entrambe abbronzantissime, attillatissime e dotate di un’età indefinita che, a Milano, si posiziona fra i 40 e i 55 anni, per merito di quella trimurti naso-bocca-zigomi siglata dal medesimo Picasso della medicina estetica.

“Tesooooro, come stai? Ti vedo in gran forma!!!” (Tradotto: non me la dai a bere, tanto lo so benissimo che sei passata a farti dare due pennellate dall’amico di cui sopra).

“Guarda abbiamo appena preso il palazzo qui a fianco, ma dopo il trasloco sto una favola!! E tu, direi lo stesso… (Cara la mia befana, lo so benissimo che ci sei passata due giorni dopo di me). Ma dimmi Camilla (o Matilde, Azzurra, Allegra, Tancredi, Gianlorenzo) come sta, va già a scuola?”

“Sì, certo, e non sai che fatica! Si sveglia presto, va a dormire tardi, i compiti, e poi vuole la merenda… insomma sono distrutta (Mai quanto Jessy, la colf factotum che saetta fra Parini-doposcuola-danza-nuoto-lezioni di violoncello)”.

“Non me lo dire: stamane infatti ho proprio pensato che passare di qui  fosse la soluzione ideale per rilassarmi un po’… e per la cena di questa sera ho proprio bisogno di un paio di scarpe!” (L’inquietante pila di scatole di fianco alla cassa suggerisce solitamente un planning di cene fino a Natale, all’incirca).

“Anch’io, difatti poi ho proprio deciso che andrò a fare un giro anche qui di fianco: sai, i costumi da bagno!” (In questo momento, solitamente si apre la diga: l’esaltazione brilla negli occhi di due bambine, tornate a scambiarsi scarpe e abitini della Barbie quasi quanto le figurine Panini).

“Qui di fianco in che senso: chi, cosa, come? No, perché io so che in Via Mont… ci sono quei sandali deliziosi per la spiaggia, mentre in Piazza Sant… inizia l’americano dei tubini che ti fasciano come nessuno mai. E domani? Tu l’hai quella aperta dalle 14 alle 17? Io ho solo  dopodomani, quello che fa dalle 11 alle 13 il primo giorno, se vuoi ce le scambiamo…”.


Ma certo, mie care signore: sono proprio le tipiche fasce orarie di chi nella vita gestisce anche una routine da donna in carriera, incastrando ai confini della giornata lavorativa questi excursus di confortante futilità. Sì, sottoscrivo: la vita di una fashion victim a volte è proprio stressante. E adesso, per favore, fatemi passare: devo andare in ufficio, non abito qui dietro e la macchina l’ho sulle strisce, con le quattro frecce accese.

(FONTE:http://club.elle.it/)

Nessun commento:

Posta un commento