martedì 6 settembre 2011

Stress: come può farci ammalare?


Stress: come può farci ammalare?

(tratto da P. Zucconi, 2011, IL MANUALE PRATICO DEL BENESSERE, Ipertesto Edizioni, Verona)

Quante volte abbiamo sentito le persone lamentarsi, perfino autocommiserarsi, dicendo "Sono stressato...,faccio una vita stressante..., Mi sono capitati vari stress, Tutta colpa dello stress!". Il termine stress è diventato così usuale nel nostro vocabolario quotidiano tanto da rischiare di servirci dello stress come un capro espiatorio, una plausibile scusante per eludere o attenuare le nostre responsabilità di fronte agli eventi, soprattutto quando lo si vuole intendere come un qualcosa di accidentale e di fortuito che siamo costretti, passivamente, a subire.

Così evitiamo di impegnarci a fondo per superare con le nostre forze le difficoltà del momento. Gli stessi mezzi di informazione spesso fanno dello stress un mostro da prima pagina, la causa di quasi tutti i nostri problemi organici ed esistenziali.

Ma che cosa è realmente lo stress? Come può influire sul nostro benessere? Cosa possiamo fare per curare e, magari, prevenire i disturbi da stress?
stress-ansia
Originariamente il vocabolo inglese stress nasce in ambito metallurgico, non psicologico. Se il metallo posto ad usura tende a rompersi, stress, rappresenta la capacità del metallo a reagire a fonti di usura; non quindi rottura, ma quel momento o stato di eccessiva tensione, prima della rottura.

La psicologia (che si occupa del comportamento umano) spiega ciò che le persone fanno attraverso un susseguirsi di reazioni (r1, r2, r3...rn) in risposta ad una serie di stimoli (s1, s2, s3...sn), secondo un rapporto associativo di causa – effetto. Il comportamento varia pertanto in relazione agli stimoli cui le persone, per sopravvivere, sono costrette a rispondere secondo la loro dotazione biologica, il loro repertorio di abilità intra ed interpersonali e la loro esperienza.

Se si considera il comportamento di una persona come la risposta agli stimoli - solitamente proposti dall'ambiente in cui la persona vive - lo stress si può definire come quella complessa risposta di difesa a determinati stimoli aspecifici (tra loro molto diversi), considerati pericolosi. Pertanto lo stress dipende sia dall'interpretazione della persona sulla natura degli stimoli ricevuti, sia dalla abilità con la quale tali stimoli vengono affrontati, sia pure dall’esperienza personale e dalla dotazione biologica personale.

Da ciò si può notare che lo stress non consiste, come comunemente si pensa, nel subire passivamente certe situazioni, per lo più casuali, ma in una reazione personale verso determinati eventi valutati negativamente e considerati pericolosi. Questa umana reazione, del tutto fisiologica, si accentua se le abilità messe in atto dal soggetto per affrontare e difendersi da quegli eventi interpretati negativamente risultano inadeguate. Se poi tali eventi sono pure oggettivamente pericolosi allora la risposta a tali stimoli si incrementa ulteriormente di intensità.

Quali sono quegli stimoli che possono essere interpretati come pericolosi, o anche lo sono, per l’incolumità personale?

La congerie di stimoli stressanti (stressors) è, per gran parte, di tipo esterno. Essi fanno riferimento all’ambiente fisico-ambientale e storico-sociale in cui siamo immersi. Infatti ciascuno di noi vive ad una determinata latitudine, in una certa area geografica, condizionata da fenomeni atmosferici e climatici (stressors fisici), all’interno di aree psicosociali quali la famiglia - fonte di stress familiare, il lavoro - dove subiamo gli stress lavorativi - e ambienti di collegamento e stazionamento tra l’ambito familiare e quello lavorativo (la rete stradale e dei mezzi di trasporto, l’ambito parentale, amicale e ricreativo).

Una parte degli stressors, che ci portano ad attivare una complessa risposta di reazione, sono interni, fanno cioè riferimento a processi mentali e conseguenti emozioni negative ( si dice che 7 persone su 10 sono stressate dai propri pensieri), problemi somatici (per lo più dolori) e a limitazioni comportamentali (insufficienze e non autonomie organiche).

Ora per ristabilire l'equilibrio compromesso da stimoli realmente pericolosi, o anche solo considerati tali (stressors) ci difendiamo con una complessa risposta, lo stress, appunto, definito pure"sindrome generale di adattamento" in quanto il nostro organismo con una serie di segni e sintomi tende ad adattarsi alle modificazioni ambientali e psicosociali allo scopo di ristabilire le sue condizioni iniziali, l’omeostasi di partenza, antecedenti alla comparsa di stressors, alla stregua di un sistema termodinamico, che, grazie al termostato, mantiene inalterata la temperatura ambientale inizialmente programmata e quando questa scende ne ristabilisce l’equilibrio.

La risposta (lo stress, in definitiva) consiste in una reazione difensiva complessa in quanto coinvolge risorse cognitive, emozionali, neurovegetative e motorie comportamentali. Sia per la sopravvivenza e la incolumità fisica, sia per il mantenimento dello stato di benessere, essa comporta l'attivazione di 2 meccanismi di fronteggiamento: un meccanismo motorio-comportamentale e uno psicobiologico. Con la risposta motorio-comportamentale viene fronteggiato direttamente o indirettamente lo stimolo nocivo o ci si allontana da questo con comportamenti elusivi di fuga o di evitamento, mentre tramite la risposta "somato-endocrino-viscerale" (meccanismo biologico coinvolgente il corpo con il suo sistema ghiandolare e dei suoi organi interni) l’organismo viene preparato temporaneamente al fronteggiamento comportamentale degli stressors fornendo l ’energia necessaria allo scopo.

Se la risposta comportamentale non è in grado di risolvere i problemi proposti dagli stressors, per ridotte o inadeguate abilità di fronteggiamento da parte del soggetto, rimane attivo soltanto il meccanismo di affrontamento psicobiologico. In tale caso rimangono attivati i seguenti sistemi: neurovegetativo (innervazione del sistema nervoso simpatico e conseguenti reazioni somatiche e viscerali), neuroendocrino, in particolare a livello delle ghiandole surrenali e dell’ipofisi e neuroimmunitario, caratterizzato da depressione della risposta immunitaria della persona, dando luogo ad una spiacevole sintomatologia caratterizzata da sudorazione, respiro corto o irregolare, palpitazioni, tensioni muscolari, tensioni, mal di testa, disturbi gastrointestinali, tanto per citare alcuni dei più comuni sintomi della sola risposta psicobiologica, l'unica rimasta attiva dopo l'inibizione, per inadeguatezza del repertorio comportamentale, basato sull’attivazione di abilità sociali interpersonali di fronteggiamento.

Quindi, ogni qual volta una persona o non sa come affrontare o affronta con scarso successo uno o più eventi stressanti mantiene attiva la sola risposta psicobiologica e scatena nel suo organismo un sovraccarico di energia inutilizzata per inibizione della risposta comportamentale: questo è lo stress: da reazione funzionale di tipo acuto, esita in una reazione disfunzionale cronica (stress cronico), a rischio "nevrotico", dove prevale uno spiacevole stato sintomatologico di tensione, protratto nel tempo, a volte fluttuante, che fa genericamente riferimento al concetto di ansia.

Lo stress di per sé, quindi, non ha una valenza necessariamente negativa: infatti ci sono persone che pur affrontando stimoli altamente stressogeni non avvertono quei problemi che sperimentano invece altre persone sottoposte ad eventi stressanti anche di lieve entità. Ciò dipende dalla diversità personale, sia di valutazione sia di fronteggiamento, degli eventi: se l'evento viene percepito come sfida ed affrontato con adeguate competenze sociali lo stress diventa eustress o stress percepito e vissuto bene, altrimenti si trasforma in distress, lo stress nocivo, come quello cronico dovuto ad un sovraccarico di energia per l'attivazione psico-neuro-endocrino-immunitaria che rimane paralizzata e senza sbocchi.

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