martedì 13 settembre 2011

Cosa trasforma due sconosciuti in amici?


Le interazioni sociali sono un ambito di studio privilegiato dalla Psicologia Sociale.

Tale branca della psicologia ha come oggetto di indagine l’influenza esercitata dalle altre persone sul pensiero e sul comportamento del singolo.
Uno dei principali studiosi che si è occupato delle dinamiche sociali è stato Solomon Asch. Questi propose una teoria sulla percezione delle persone che si rifaceva ai principi individuati dalla Gestalt, secondo cui noi ci serviamo di qualsiasi informazione, anche minima, per costruirci una immagine mentale delle persone nella loro interezza, per crearci, cioè, uno “schema di persona”.
Le prime informazioni che riceviamo su una persona pesano sulla nostra valutazione più di quelle che accumuliamo in seguito, seguendo quello che viene definito “effetto di priorità”.
Sembra che, nell’inizio di un rapporto interpersonale, assuma molta importanza l’avvenenza fisica: ci sentiamo attratti dalle persone che consideriamo belle, e questo determina il tentativo di interagire con esse e, inoltre, tendiamo a valutare le persone fisicamente attraenti come molto competenti, intelligenti e socievoli.
Una caratteristica esteriore in grado di influenzare il giudizio degli altri fa riferimento al grado in cui i lineamenti del viso richiamano quelli dei bambini, cioè fronte ed occhi grandi, naso e mento piccoli.
Nello specifico, le persone con tratti somatici infantili vengono percepite come oneste, ingenue, indifese, gentili ed affettuose.
Come detto, ciò che facilita l’instaurarsi di un rapporto tra due persone è l’avvenenza fisica.
Ma questa, se può permettere, ed agevolare, un iniziale avvicinamento tra due persone, non basta, da sola, a consolidare il rapporto.
È necessario, infatti, che tra le persone avvengano degli scambi di confidenze e ci sia interdipendenza, ciò si verifica quando i pensieri, le emozioni ed i comportamenti di un partner influenzano quelli dell’altro.
Si distinguono tre tipi di interdipendenza:
1) Cognitiva: fa riferimento ad una progressiva inclusione del partner nel proprio sé. I partner giungono, quindi, ad una conoscenza reciproca profonda;
2) Comportamentale: si verifica quando un partner esercita una forte influenza sulle decisioni, sulle attività e sui progetti dell’altro;
3) Affettiva: si verifica con il desiderio di aiutare il partner, condividere con lui il proprio tempo, ed, inoltre, si prova un sentimento di benessere quando il partner è presente. In tale interdipendenza è presente una comprensione ed un sostegno reciproco.
Il motivo per cui, quindi, si crea un rapporto di amicizia ed affettivo è dato dalla presenza di tutti questi fattori che interagiscono tra loro.
Oltre all’instaurarsi di una relazione, è necessario che questa riesca a perdurare nel tempo, e non sia inibita ed ostacolata dalle varie incomprensioni che le relazioni interpersonali spesso portano con sé.
A tal proposito, due autori hanno cercato di rispondere alla domanda: “Quali fattori intervengono sul mantenimento delle relazioni interpersonali?”
Homans ha proposto la Teoria dello scambio, secondo cui esistono tre fattori che determinano il mantenimento di una relazione interpersonale, quali:
1) Profitto: che si riferisce ad un rapporto positivo tra i costi (ciò che viene percepito come negativo dalla relazione) ed i benefici;
2) Alternative: si fa riferimento alla valutazione della propria relazione a confronto con una ideale o con le norme sociali, e alla valutazione dei costi che una eventuale dissoluzione comporterebbe;
3) Investimento: cioè il tempo, lo sforzo e le risorse che gli individui hanno posto sulla relazione stessa.
La seconda teoria qui presa in considerazione è quella di Adams, ovvero la Teoria dell’equità.
L’autore, oltre al rapporto costi/benefici, tiene in considerazione la percezione che la persona ha dell’equità esistente nella relazione.
Nello specifico, secondo tale teoria, sono più durature le relazioni con gli altri nelle quali percepiamo che ciò che stiamo ottenendo o sacrificando è pari a quanto sta ottenendo o sacrificando l’altro.
Nel caso in cui, quindi, si percepisce uno squilibrio (sia in positivo che in negativo) all’interno della relazione, si prova un senso di disagio e si tende o a ripristinare l’equilibrio oppure a dissolvere la relazione.

In definitiva, quindi, si evince come non basti sentirsi “attratti” da una persona per fare in modo che questa abbia un ruolo rilevante nella nostra vita. Come sottolineato, sono molti i fattori che intervengono nelle relazioni sociali, tra cui la percezione che, all’interno della relazione, il rapporto costi/benefici sia equo e nessuno dei partner coinvolti stia guadagnando qualcosa in più o in meno rispetto agli altri partner.

copiato da:
http://www.psicozoo.it/2011/07/27/cosa-trasforma-due-sconosciuti-in-amici/

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