venerdì 2 settembre 2011

Alla scoperta dell'orgasmo femminile

Cosa è l'orgasmo

Sicuramente fino agli anni settanta dello scorso secolo la parola "orgasmo" suscitava un certo imbarazzo fra le donne, e soprattutto era una parola difficile da definire e da spiegare, in quanto l’orgasmo femminile, prima della rivoluzione sessuale, semplicemente non esisteva. Se si parlava di sessualità, desiderio, piacere, si parlava sempre di quello degli uomini. Poi vi furono il femminismo, gli studi sessuologici sulla funzione dell’orgasmo, la riscoperta del clitoride, una maggiore liberalizzazione dei costumi ed infine l'entrata in uso della pillola anticoncezionale. E da qui cambiò veramente tutto: l'orgasmo femminile cominciò ad esistere ufficialmente e le donne si preoccuparono di raggiungerlo.

L’orgasmo può essere definito un’esplosione di piacere, un momento, più o meno lungo, di trance, di rapimento, di estasi.Dal punto di vista fisiologico si assiste ad una escalation di contrazioni negli organi genitali, che si susseguono a meno di 1 secondo l’una dall’altra, fino a raggiungere un punto di non ritorno, dopo il quale si prova un intenso piacere, che dura, più o meno, una decina di secondi.

Orgasmo e qualità della vita
L'orgasmo tuttavia non è semplicemente un piacere fisico molto intenso, seppure brevissimo, rispetto ad altre esperienze della vita, ma è qualcosa che riesce a trasmettere una sensazione di benessere e di appagamento all'intera persona. Uno studio ha, ad esempio, recentemente dimostrato che le donne che si ritengono sessualmente soddisfatte mostrano di godere di un maggiore benessere psicologico e di una maggiore vitalità rispetto alle donne sessualmente insoddisfatteCiò nonostante, le “sessualmente insoddisfatte” continuano ad avere una vita sessuale attiva (almeno due rapporti al mese) allo scopo di soddisfare le aspettative del partner (e questo non sempre favorisce le aspettative femminili nei riguardi della sessualità).

Orgasmo vaginale e clitorideo
Quando parliamo di orgasmo femminile, è d'obbligo specificare se ci si riferisce all'orgasmo vaginale o clitorideo.
Solo tre donne su dieci infatti riescono a raggiungere il ‘mitico’ orgasmo vaginale, mentre la maggior parte delle donne prova un orgasmo clitorideo. Va detto tuttavia che l’orgasmo vaginale è comunque dovuto alla stimolazione del clitoride.

L'orgasmo clitorideo, nella maggior parte dei casi, è abbastanza facile da raggiungere attraverso la stimolazione diretta del clitoride, con le dita o, nel rapporto orale. Il partner, specie se è giovane e inesperto, andrebbe guidato dalla donna attraverso suggerimenti, impliciti ed espliciti (a seconda delle preferenze). Molte donne infatti non raggiungono neanche questo tipo di orgasmo, semplicemente perché non vengono stimolate adeguatamente.

Non riuscire a provare l'orgasmo vaginale non dovrebbe essere considerato un problema enorme, soprattutto perché, come dice la sessuologa Helen Kaplan, l'orgasmo femminile in realtà è uno solo ed avviene nel cervello, più che negli organi genitali.

L'orgasmo vaginale viene mitizzat per vari motivi: un po' perché, a partire dalle teorie di Sigmund Freud, si è ritenuto che esso indicasse la raggiunta maturità femminile e dunque una migliore salute mentale, un po' perché serve a distinguere il sesso "utile" e "naturale", dal sesso "perverso" o che non ha finbalità riproduttive. Oggi questi concetti sono ampiamente superati.

Quando l'orgasmo non c'è

Le donne, confronto agli uomini, sperimentano una maggiore difficoltà a raggiungere l'orgasmo. Vuoi perché la condizione ambientale non è ottimale, vuoi perché il partner è poco esperto, o è troppo violento, vuoi perché non c'è un sentimento d'amore, vuoi per la tipica emicrania, le donne molto spesso soffrono di anorgasmia. Non si tratta solo di assenza di orgasmo; a volte prima di questo vi è carenza didesiderio, di interesse, di piacere e di soddisfazione nell'atto sessuale: per molte donne queste carenze sono parte dell’esperienza sessuale generale, e sono tutte inestricabilmente connesse.

Gli orgasmi multipli
L'orgasmo femminile, a differenza di quello maschile, può ripetersi a breve distanza di tempo: la donna infatti è in grado di provare orgasmi multipli, cosa che all'uomo accade raramente, in quanto fra un orgasmo e l'altro deve rispettare un tempo di latenza, in cui il suo sistema genitale sembra bloccato a nuove stimolazioni. Questo tempo di latenza può durare nell'uomo da qualche minuto a diverse ore, mentre nella donna dura in genere pochi secondi.

Differenze individuali


In una interessante ricerca (Andrea Burri, King’s College), si è visto come le donne più abili nel gestire le loro emozioni (e dunque dotate di intelligenza emotiva) siano anche più abili nel comunicare le loro aspettative sessuali ed i loro desideri al/alla partner, così come a lasciarsi andare alle proprie fantasie.  
Lo studio ha messo a confronto soggetti nati da parti gemellari, riscontrando che la gemella che aveva il risultato più alto di intelligenza emotiva aveva anche un numero di orgasmi superiore a quello della sorella gemella.
Talvolta un'educazione troppo rigida o convinzioni religiose possono portare le donne ad evitare di sperimentare le proprie reazioni corporee e l'autoerotismo ed anche questa mancanza di conoscenza e di esperienza può influire notevolmente sul mancato, o ridotto, raggiungimento del piacere.

Il punto G e l'eiaculazione femminile

Un altra differenza con gli uomini è che le donne non eiaculano, anche se si bagnano con delle sostanze fluide che servono per lubrificare la vagina, facilitando la penetrazione. Vi sono tuttavia alcuni scienziati che non escludono che, in alcune donne, non vi sia una semplice lubrificazione, ma l'emissione di un abbondante liquido durante l’eccitazione sessuale, come se si fosse in presenza di una vera e propria "eiaculazione femminile".

Non è un concetto del tutto nuovo: nel Kama Sutra, ad esempio, si parlava del “seme” delle donne, ma in seguito ne parlò anche il medico greco Ippocrate. Dopo tanti anni è difficile capire con precisione a cosa essi si riferissero questi testi e valutare, con criteri scientifici moderni, se ci si riferiva alle semplici secrezioni vaginali, o a qualcosa di simile a quanto avviene nell'uomo.

Un'altra teoria, più attuale, ma non recente (risale agli anni cinquanta del secolo scorso) riempie ancora pagine e pagine di giornali, in cui scienziati di diverso orientamento dibattono e discutono fra chi vorrebbe questa teoria provata dall'osservazione scientifica e chi la  considera semplicemente una bufala: stiamo parlando del punto G. G sta per GräfenbergErnst Gräfenberg, il medico tedesco che per primo si interessò di orgasmo ed eiaculazione femminile in uno studio pubblicato nel 1950 su The International Journal of Sexology.

Secondo il medico tedesco, nel momento più intenso dell’orgasmo, così come avviene nell'uomo, vi sarebbe un'emissione di liquidi tale da richiedere l’applicazione di un assorbente, per evitare che le lenzuola del letto si bagnino. Non una semplice lubrificazione dunque.

Gräfenberg, per la verità,  non fu preso molto sul serio: si pensò ad esempio che il fenomeno da lui osservato fosse una forma di incontinenza urinaria (che potrebbe accentuarsi durante un rapporto sessuale). Ci sono però sull'argomento non solo osservazioni mediche, ma anche testimonianze di donne, le quali sostengono che il tipo e il colore del liquido prodotto dai loro organi genitali può essere molto variabile: bianchissimo o più scuro, così come limitarsi a poche gocce, o arrivare a un quarto del contenuto di una tazza.

Nel 1981, i sessuologi americani Beverly Whipple e John Perry pubblicarono il caso clinico di una donna che si era sottoposta all’osservazione della sua risposta sessuale, in laboratorio. La donna veniva stimolata dal marito, fino a che non raggiungeva l’orgasmo, rilasciando appunto una notevole quantità di liquido. I ricercatori poterono riscontrare che
il liquido prodotto proveniva dall’uretra, il canale che conduce l’urina dalla vescica verso l’uscita. Poteva dunque trattarsi di semplice urina? L' analisi della sostanza dimostrò che il liquido conteneva urea e creatinina, sostanze effettivamente contenute nell’urina, ma il liquido non era sicurament "urina". In più, nelle sostanze emesse da questa donne, era presente un antigene specifico della prostata (PSA).

Come si sa, la prostata è un organo specificamente maschile: grande come una noce, pesa circa 23 grammi. Essa circonda l’uretra come una ciambella ed è racchiusa in uno strato di sostanza fibromuscolare che si contrae durante l’eiaculazione dell'uomo, per permettere la fuoriuscita del liquido prostatico nell’uretra, dove poi si mescola con gli altri componenti dello sperma.

In alcune donne è dunque presente del tessuto prostatico (ghiandole di Skene, o ghiandole parauretrali, recentemente rinominate “prostata femminile“) che varia in misura e forma. Quando è presente, questo tessuto circonda l’uretra, ed è adiacente alla vagina. Ebbene, per molti scienziati questa sarebbe esattamente la collocazione del punto G, cioè la parte della vagina che sembrerebbe più sensibile alla stimolazione.


Uno degli studi più interessanti condotti sulla così detta "eiaculazione femminile" è stato pubblicato nel 2007 da un team di ricercatori guidati da Florian Wimpissinger, un urologo austriaco che lavora presso il Rudolfstiftung Hospital di Vienna (vedi The Journal of Sexual Medicine, vol 4, p 1388).

In questo studio sono stati presi in esame i casi di due donne di circa quaranta anni le quali, durante l’orgasmo, espellevano una significativa quantità di liquidi. Le donne accettarono di masturbarsi in laboratorio, per permettere ai ricercatori di analizzare le sostanze emesse a seguito dell'orgasmo. Si è visto, anche in questo caso, che chimicamente si trattava di un liquido diverso dall’urina, ma con un alto livello di PSA ed altre componenti molto simili a ciò che è contenuto nell’eiaculato maschile. Entrambe le donne avevano grandi ghiandole prostatiche. Inserendo un tubicino flessibile con una telecamera nell’uretra, i ricercatori hanno potuto osservare un condotto, proprio all’inizio del canale uretrale.

Una spiegazione non fantascientifica a queste osservazioni potrebbe essere questa: gli uomini e le donne sono geneticamente molto simili nello stadio fetale e le differenze cominciano a mostrarsi nei successivi livelli di sviluppo, già durante la gestazione, producendo dei feti maschi o femmine, i quali conservano alcune caratteristiche dell’altro sesso, anche se non hanno una funzione fisiologica. Icapezzoli negli uomini sono un esempio di residuo dello stato iniziale di indifferenziazione. Allo stesso modo, in alcune donne potrebbe rimanere un residuo di tessuti prostatici maschili, che potrebbero influenzare la funzione orgasmica, sia nella stimolazione, sia nell'orgasmo.

L'eccitazione sessuale


Alcuni ricercatori dell’ Università della California del Sud e della Yale University hanno studiato il grado di soddisfazione nella vita sessuale in soggetti sopravvissuti ad un cancro alla cervice, che avevano subito un intervento di ovariectomia.Si è visto così che nella donna non sono le componenti ormonali a produrre la soddisfazione sessuale, ma gli aspetti psicologici. Nello studio infatti, la maggior parte delle donne che avevano subito l’asportazione dell’utero lamentava, dopo l’operazione, di aver perduto il desiderio sessuale: secondo questa ricerca però già sei anni dopo l’intervento la sessualità tornava ad essere centrale nella vita di queste donne.

Ciò significa, in altre parole, che l'intervento di asportazione degli organi sessuali interni femminili non determina un calo assoluto di desiderio sessuale, o l’impossibilità di provare ancora degli orgasmi; e questo a prescindere dall'età o dal periodo in cui l’intervento è stato fatto. La particolarità nell'eccitazione sessuale è proprio questa: vi sono delle componenti non-ormonali nell’interesse e nella soddisfazione sessuale femminile.(E per questo sarà ben difficile che, nelle donne, una pillola blu possa far tornare il desiderio perduto).


In caso di anorgasmia


Quando non si riesce a provare l'orgasmo occorre anzitutto sottoporsi ad una visita ginecologica, per verificare eventuali problemi di tipo organico. Una volta esclusa questa componente, va indagata la sfera psicologica e relazionale. Sono presenti dei traumi infantili? Il tipo di educazione ricevuta era particolarmente rigida e sessuofobo? Che rapporto si ha con l'autoerotismo? Il partner ha una discreta esperienza, o comunque si mostra disponibile a cambiare i suoi metodi di stimolazione, se gli viene detto che sono inefficaci? Una terapia psicosessuale potrebbe essere utile per indagare su tutti questi aspetti, oltre che per permettere alla donna di apprendere alcuni specifici esercizi perineali e una tecnica di rilassamento: del resto, se non ci si riesce a rilassare e si è prede di pensieri invasivi ed interferenti, è difficile trovare la giusta concentrazione.

A questa conclusione è giunto uno studio recente, pubblicato sul Journal of Sexual Medicine, il quale ha scoperto che le tecniche di meditazione e lo yoga possono migliorare il livello del desiderio sessuale e la qualità orgasmica. Lori A. Brotto, Michael Krychman  e Pamela Jacobson, autrici dello studio, ritengono che il loro studio dovrebbe essere preso seriamente in considerazione dalla medicina occidentale, che è portata a cercare sempre un farmaco, per risolvere qualsiasi tipo di problema.

Il dolore

Molte donne non raggiungono il piacere perché durante il rapporto ciò che provano è soprattutto dolore. Il fenomeno riguarda il 15-19% delle donne in età fertile (Lauman et al.,1999), fino a raggiungere il 33-39% (Graziottin, 2004) di quelle in post-menopausa

Sebbene sia una condizione molto frequente, poche donne ne parlano. Spesso il dolore ed il disagio provati durante il coito vengono interpretati dalle donne come un loro "naturale" disinteresse verso il sesso.
E’ importante allora sapere che in questi casi si tratta di una disfunzione sessuale chiamata “dispareunia“, la quale può avere diverse origini (epistomia dopo il parto, endometriosi, atrofia vaginale da menopausa, infezioni vaginali, carenza di estrogeni, uso di farmaci antidepressivi o antipsicotici, malattie della pelle, infiammazione della vescica, ecc.).
Che fare quando si prova dolore?  La prima cosa da fare è rendersi pienamente conto che il dolore durante il rapporto sessuale non è normale e dunque va opportunamente curato.
Poi occorre parlarne col proprio ginecologo: anche qui, una volta che le cause organiche siano state diagnosticate e curate, se il problema persiste, va intrapresa la strada della consulenza psico-sessuale.


Fonti: 

Moalem Sharon,
 Everything you always wanted to know about female ejaculation (but were afraid to ask) NewScientist, 2009

Jennifer Beal, Wiley-Blackwell Women Who Are Sexually Satisfied Have Better General Well-Being And More Vitality, Medical News Today, 2009

Law Sally Yogis have better sex, study finds, Msnbc 2008

Fiona Macrae Bad luck bimbos: Intelligent women have better sex, study reveals,Daily Mail 2009

Howard P. Greenwald, Ruth McCorkle. Journal of Women's Health. July 2008, 17(6): 955-963. doi:10.1089/jwh.2007.0613 Liebertonline

Dr. Giuliana Proietti Ancona

Immagine: SC Fiasco 

1 commento:

  1. Risultati interessanti dello studio, mi aspetterei esattamente l'opposto

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