mercoledì 13 aprile 2011

Questa primavera non mi metto a dieta


Il «gran rifiuto» alla magrezza e l'umiliazione della vocina metallica all'ingresso della banca

(FONTE: http://www.corriere.it/)
Non è un segreto, semmai un rimedio. Vestirsi a strati, in inverno, consente di nascondere quelle eccedenze che un maglione blu, ad esempio, maschera benissimo. Il sistema è antico e consiste nell'applicare la vecchia regola che recita così: «lo scuro sfina». Chi combatte da sempre con qualche chilo di troppo, non indulge al chiaro: una giacca beige, sia pure d'estate, oltre a «fare cameriere», trasforma in una specie di cremino ambulante, con le gambe simili a uno stecco di legno sul quale poi esplode il gelato. Cioè la pancia.

La pancia. Spesso si ricorre alla sapienza orientale per consolarci dalle afflizioni alle quali ci costringe una società che ha scelto la strada della perfezione e condanna chi ha qualche difettuccio estetico a sentirsi parte del girone dei dannati, oltre che degli afflitti dai sensi di colpa. Ma uomini, coraggio. Perché mentre le donne sono più sensibili all'argomento linea e cedono con disperata facilità ai comandamenti dell'apparire, l'orgoglioso popolo maschile può vantare, come straordinario rimedio, l'antico adagio cinese sul quale si fonda la decisione di resistere alla tentazione di scolpire gli addominali per farli somigliare al guscio di una tartaruga: «Un uomo senza pancia - dicono i saggi con gli occhi a mandorla - è come un cielo senza stelle».

Capaci di vivere in pace con il cielo e con la cintura di gravità, con quei chili che ci tengono ben incollati ai piaceri terreni, ai sapori pericolosi, a quei cibi che fanno danzare le papille gustative e subito dopo schizzare in alto trigliceridi, glicemia e colesterolo. Anche noi uomini «siamo così», inclini alle tentazioni, quando si tratta del genere alimentare.
E allora, alla primavera che avanza e a chi prepara la dieta punti, a zona, dei colori o del minestrone o di quello che vi pare, opporremo un gran rifiuto masticando gnocchi e fritti. Certo, tutto questo ha delle conseguenze. Come quelle capitate a chi scrive, per un attimo prigioniero di pensieri malvagi, oltre che della porta blindata di una banca.

Le avevano sistemate da poco, queste mascelle in acciaio e cristallo antiproiettile che ti inghiottono con un rumore che sa di prigionia e poi decidono se e come restituirti alla libertà. Porte scorrevoli, a semicerchio, ormai familiari, alle quali ci si consegna senza timori. Pulsante verde e si entra. La porta scivola, dà il benvenuto, scorre: e blocca di nuovo ogni via di fuga. Scricchiolii sinistri, come un avviso di guai. Rumori strani, vibrazioni e poi parte la vocetta da astronauta, declinata al femminile ma con accento metallico. «Attenzione - dice - si prega di entrare uno alla volta». Ero solo, naturalmente. Non è l'umiliazione di sentirsi pesare per due - in fondo 110 chili per una corporatura robusta da ex nuotatore non sono nemmeno troppi - è che si rischia di esser considerati come un fuori misura, un animale extralarge con taglia fortissima, una di quelle attrazioni «venghino, signori, venghino che c'è l'uomo cannone». In un mondo che tende alle forme da grissino, chi è lievitato più della media è subito visto come un bisonte. Condannato dagli sguardi e dai pensieri di vita breve, di chi immagina il futuro senza dopodomani dell'obeso: morirà giovane, stroncato da un ictus o da un infarto. Aritiè. Certo, cambiare si può. Tra poco esploderanno sulle pagine dei magazine e anche dei quotidiani tutti i rimedi ipocalorici, le storie personali di successi incredibili: «Così ho demolito la mia pancia: puoi farlo anche tu». Ma c'è chi da sempre si schiera con il Gran Rifiuto. Dietro un piatto di spaghetti c'è una scelta di vita, c'è la voglia di affrontare ogni giorno con un sorriso piuttosto che con un sospiro. Anche per questo la dieta è l'inizio di una malattia, porta alla perdita del peso ma pure del buon umore, conduce a una tristezza infinita, scatena facili accessi d'ira, suscettibilità. Non si ride più, si ghigna. Perché il buon cibo è come l'ossigeno, per chi ama mangiare. E la dieta è l'altitudine, dove non si riesce a respirare.

Non siamo sempre compresi. Abbiamo schiere di detrattori che ci criticano: «Ma non ti vergogni? Un po' di amor proprio, con quella pancia? E poi l'estate, sempre sudato...». Abbiamo mogli perfide e maligne capaci di dire in pubblico: «L'ho sposato 30 chili fa». Abbiamo sarti carissimi ai quali i soldi non bastano, vorrebbero anche una soddisfazione professionale: «Dotto', comunque sembra un sacco, ma perché non se prende bell'e fatta una taglia 62? Spende la metà e je sta uguale». Abbiamo l'ironia stupida degli animatori dei villaggi vacanza in giro per il mondo: «Vuole il kajak? Se riesce ad entrarci...». Ma sai che c'è? Un bel motoscafo si trova sempre. E c'è pure il pozzetto di poppa, col tendalino per fare merenda al fresco.
Corrado Ruggeri
26 marzo 2011

1 commento:

  1. succede sempre a mio marito....e pesa meno di te, circa 104 ...non ti crucciare!!! :-)

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