sabato 3 dicembre 2011

La fatica di essere donna



La parola andrebbe espulsa dal vocabolario per indegnità. Conciliazione: suona vecchia, burocratica, inadeguata a definire la fatica, la difficoltà, ma anche la scommessa e il desiderio. Tenere insieme, conciliare appunto: lavori, affetti, bisogni, le verdure da tagliare e la nonna da portare dall’oculista, la recita scolastica alle 4 del pomeriggio e la riunione in ufficio, le pratiche da finire, il fascicolo da studiare, la lavatrice da far andare, i compiti da correggere. Con due mani e una sola testa. È la sfida, spesso solitaria, delle donne: stanche, stanchissime, stritolate dalla dittatura dell’orologio. Anche un po’ arrabbiate, almeno quelle che si rendono conto di quanto pesi ogni giorno, in ufficio e a casa, la crudeltà dei numeri che segnalano la disparità tra uomini e donne. Una sola cifra, in arrivo dall’Istat: il 77,7% del tempo che in Italia viene dedicato alla famiglia è tempo delle donne. Qualcuno si stupisce se le italiane fanno pochi figli, lavorano meno che in altri Paesi e, insieme, dichiarano poca fiducia - non poco desiderio - di poter migliorare professionalmente? 

Eppure potrebbe cambiare. Eppure, una fitta trama di piccoli passi, di desideri in movimento, di relazioni di coppia non più statiche si intravede. SfogliandoUomini e donne moderni, l’ultimo studio che l’Istituto di ricerche economiche e sociali ha dedicato a questi temi, i contorni di questa rete si fanno più chiari e si vede come in altri Paesi - in questo caso l’erba del vicino è veramente più verde - la conciliazione tra casa e lavoro sia un tema importante della politica e non un affare privato. E, punto centrale, non più esclusivamente un problema femminile che assilla la vita quotidiana e mortifica aspirazioni e competenze, ma una sfida che riguarda sia donne che uomini. Work life balance, la chiamano gli studiosi, ed è un concetto che evoca maggiore armonia nelle vite di tutti.

A proposito di desideri
Nell’indagine dell’Ires si scopre per esempio che, sul terreno degli affetti e del rapporto con i figli, si affaccia l’insoddisfazione dei padri italiani. Vogliono più tempo per una relazione che non si accontenta più del weekend, né del ruolo imbalsamato dalla tradizione mediterranea. Due dati: se il 90% degli uomini, dopo la nascita di un figlio, lavora esattamente lo stesso tempo di prima, il 45% amerebbe avere più disponibilità per gli impegni familiari. Le donne, a condizioni mutate - non solo in casa, ma soprattutto nel mercato del lavoro, e nel sistema dei servizi - farebbero volentieri più figli: il nostro 1,34% che ci fa fanalino di coda in Europa è lontano da un desiderio femminile che ci porterebbe al 2,2% di tasso di natalità. È che le donne sono stanche, ma anche sfiduciate. Lo sostiene un’altra recentissima ricerca, in arrivo dal neonato FeM, il centro studi maternità e fertilità, che titola Maternità punita un’indagine comparativa tra l’Italia e altri Paesi europei.


(FONTE: http://dweb.repubblica.it)

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