sabato 22 ottobre 2011

Facebook fa crescere il cervello


Più amici, più materia grigia

FOTO DAL WEB
Fino a questo momento erano arrivate solo critiche: stare troppo tempo incollati al pc fa male alla salute, peggiora il carattere, ci fa preferire i rapporti virtuali a quelli della vita reale. Ora,a quanto pare, scatta il momento della rivincita: i social network hanno un’influenza positiva sul cervello, anzi lo “cambiano”  fisicamente. C’è addirittura un legame diretto tra il numero di “amici” su internet e la quantità di materia grigia nelle aree cerebrali dedicate alla socialità.
Sono le conclusioni a cui è giunto un team di ricercatori dell’University College di Londra, in uno studio pubblicato sulla rivista “Proceedings” della Royal Society Biological Sciences e finanziato dal Wellcome Trust, Gli scienziati hanno effettuato una scansione del cervello in 3D su 125 studenti universitari di Londra, hanno contato il numero di amici di Facebook che ogni volontario aveva, così come hanno valutato le dimensioni della loro rete di amici della vita reale. Hanno così constatato un forte legame tra il numero di amici di Facebook e la quantità di materia grigia in alcune parti del loro cervello.
 ”Abbiamo trovato alcune regioni cerebrali che sembrano avere un collegamento con il numero di amici che abbiamo, sia ‘reali’ che ‘virtuali’”, ha detto il dottor Kanai Ryota, uno dei ricercatori dell’University College. “La questione interessante è se queste strutture cambiano nel tempo. Questo ci aiuterà a rispondere alla domanda se Internet sta cambiando il nostro cervello”. L’area del cervello preso in esame è l’amigdala, associata con la memoria e le risposte emotive. Precedenti ricerche hanno già dimostrato un legame tra il volume della materia grigia nella amigdala e la dimensione e la complessità delle reti sociali nel mondo reale. Lo studio attuale ha scoperto che ci sono altre tre regioni del cervello che risultano collegate esclusivamente con la dimensione della rete sociale online dei soggetti indagati, mentre non ci sono legami con il numero dei loro amici ‘reali’. Si tratta del solco temporale superiore destro, che ha un ruolo nella percezione e può essere compromesso nell’autismo; la circonvoluzione temporale media, associata alla capacità di “leggere” i segnali sociali; il complesso entorinale destro, importante nella memoria e nell’orientamento.
Il professor Geraint Rees, che ha guidato la ricerca, ha sottolineato che l’impatto dei social network sul cervello è ancora poco conosciuto.  ”Il nostro studio ci aiuterà a capire come le nostre interazioni con il mondo siano mediate attraverso i social network. Questo dovrebbe permetterci di iniziare a porci domande intelligenti sul rapporto tra Internet e il cervello, questioni scientifiche e non di tipo politico”.

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