mercoledì 30 novembre 2011

Il batterio che "uccide" la dieta



Ecco perché a volte un regime fa flop

FOTO DAL WEB

0 - Siamo stati a dieta in modo rigoroso e abbiamo fatto fiasco. Colpa di qualche peccato di gola che non vogliamo confessare neppure a noi stessi? Non necessariamente. La colpa potrebbe essere… della nostra mamma. E' possibile, infatti che tra le miriadi di microbi accampati nel nostro intestino, abbiamo ereditato da lei una famiglia batterica "cattiva", che ci spinge ad ingrassare qualsiasi cosa mettiamo nel piatto.  
 E' noto che il nostro intestino ospita un vero e proprio "zoo batterico" composto da circa 1,4 milioni di miliardi di germi raggruppabili in 1.100 specie diverse, 160 delle quali possono concentrarsi nel tratto digerente di una singola persona. Il termine tecnico che identifica la flora batterica intestinale è "micro bioma". Ora queste colonie sono sotto la lente della scienza perché possono avere un ruolo nell'obesità, nel diabete e nell'arteriosclerosi all'origine di infarti e ictus. Più batteri ospitiamo nell'intestino, più calorie assorbiamo, con una conseguente impennata dell'ago della bilancia. Non solo: ci sono famiglie batteriche 'buone', quindi protettive, e altre più 'cattive'. Ed ereditare quelle giuste è questione di fortuna.
 
L'argomento sarà dibattuto dagli esperti attesi a Roma dal 30 novembre al 3 dicembre nel 25° Congresso della Società italiana per lo studio  dell'arteriosclerosi (Sisa) che quest'anno compie un quarto di secolo. Non si tratta affatto di trovare un alibi per chi preferisce ingrassare piuttosto che rinunciare ad abbuffarsi: lo studio del micro bioma e delle sue possibili implicazioni sul peso corporeo e sul rischio cardiovascolare è "un'area di ricerca molto importante e nuova", spiega Alberico Catapano, direttore della Fondazione Sisa e ordinario di farmacologia all'università degli Studi del capoluogo lombardo."La formulazione delle nuove teorie sul microbioma intestinale - riassume Catapano - permette di concludere che questo è parte del corredo genetico che ereditiamo dalla madre, e che durante tutta la vita di una persona tende a rimanere molto stabile nella sua composizione, nonostante sia esposto a condizionamenti ambientali come le abitudini alimentari". I batteri intestinali, insomma, oltre a influire sulla salute, "pesano" anche sulla bilancia: "Pensiamo solo che un uomo di 80 chilogrammi ha circa 1 kg di batteri nell'intestino, che arrivano 80 chili in una mucca" di medie dimensioni. 
 
Nell'intestino, avverte Catapano, ci possono essere "famiglie batteriche che magari favoriscono l'assorbimento di una quantità maggiore di grassi, oppure famiglie protettive" in questo senso. Ciascuno di noi ha dunque una mappatura genetica intestinale che, se opportunamente esaminata, può dirci con quale probabilità il soggetto potrà diventare obeso".  Queste scoperte, sottolineano gli specialisti, sono state possibili grazie a nuove tecniche molecolari che permettono di compilare in tempi brevi la "carta d'identità"  genetica dei diversi microbi intestinali. L'obiettivo è tracciare la predisposizione genetica anche per malattie come diabete e alterazioni metaboliche, che possono condurre a più gravi patologie. La comunità scientifica è al lavoro per cercare di capire se, attraverso i 'cibi farmaco' della nutraceutica (probiotici e prebiotici), o magari con medicinali ad hoc, sia possibile correggere la microflora intestinale in modo da controllare il rischio di obesità e malattie correlate.

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