Si dice che la donna sia più libera nei paesi islamici di quanto non appaia poi nella quotidianità, nelle strade del Cairo come in quelle di Kabul. Parliamo di un mondo chiuso, segreto, un mondo dove nessuno può avere accesso, solo le donne di famiglia possono avere libero spazio e gli uomini quando l’esigenza lo richiede.
E’ un mondo spietato, quello islamico, nei confronti delle donne. Solo in quest’ultimo periodo ci sono state varie lapidazioni in un mondo così brutale come può esserlo l’islamico (la Nigeria del nord, per esempio, come non ricordarsi di quella povera donna colpevole di aver giaciuto accanto a un uomo che non era il marito, peraltro morto?), mondo al femminile, mondo che possiamo definire sconosciuto. Il fatto che avvengano così tante torture inflitte a donne, ci dà solo una vaga idea di cosa sia il mondo islamico per una donna nata sotto Pantelleria, cioè in quella terra stupenda quanto inospitale che è l’Africa, o andando più ad oriente, potremmo nominare l’Arabia, l’Iran, fino all’Indonesia, ritenuto il paese più musulmano del mondo, con oltre 230 milioni di fedeli islamici.
Vita limitata, dunque. Vita coperta da una cosa inconcepibile per una donna non musulmana: che lo si chiami burka, chador, o in qualunque altro modo, rappresenta pur sempre una limitazione per una donna. Nero, di solito. Ma oggi, specie in certi paesi cosiddetti “turistici” si possono vedere donne vestite colorate, con chador rossi o gialli. Ma sono rare queste visioni, perché in tutti i paesi islamici il vestito “esterno” di una donna è al 90% nero. Poi, una volta entrate nella loro case, di solito già nei giardini che hanno fuori, si spogliano e mostrano vestiti colorati, unghie curate, capelli rossi che non si vedono perché sono completamente coperti.
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martedì 10 gennaio 2012
Il Mondo Femminile e L'Islam
di Nicola Pegazzano
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