Pare ci sia poi un'altra voce, adulta e rispettabile, che interpreta perfettamente il ruolo che ci è stato assegnato. Questa voce rimprovera quel cuore-bambino per l'insensatezza delle sue pulsioni, gli tarpa le ali e lo riconduce al "buon senso". Spesso facendolo piangere. È la voce della nostra testa.
C'è poi una terza voce, una voce da adolescente, che ha pulsioni e istinti ancora diversi e indipendenti dal resto, impulsi capricciosi e dalle svolte repentine che sanno sconvolgere sia il cuore sia la testa. È la voce del corpo.
Più o meno consapevolmente, c'è chi si identifica di più con la prima voce, chi con la seconda e chi con la terza. Ognuno tende ad ascoltare la propria voce preferita per fare le sue scelte, per essere se stesso, mettendo a tacere le altre.
Pare, invece, che la soluzione ai conflitti interiori non sia scegliere la voce che ci piace di più, ma al contrario prendere coscienza delle altre due. Pare che la soluzione sia il dialogo, non solo tra noi e gli altri, ma anche tra i vari elementi che ci abitano. Far parlare, spesso e bene, cuore, testa e corpo.
Certo, lo so che parlano lingue diverse. Sta a voi inventarvi il vostro personale esperanto.
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